STILL THE ECHO: IL NUOVO ALBUM DEI RED LIGHT SCYSCRAPER

STILL THE ECHO: IL NUOVO ALBUM DEI RED LIGHT SCYSCRAPER

S’intitola Still the echo l’ultimo album dei Red Light Skyscraper, band italiana post rock che proprio in fatto d’influenze musicali ( progressive e psichedelia ), deve tutto all’Inghilterra.

La scelta stessa di eseguire il mastering del disco nei celebri studi di Abbey Road, dimostra senza dubbio l’attitudine dei Red Light Skyscraper per la qualità del suono: arrangiamenti perfetti che definiscono una strumentazione calibrata e curata nei dettagli.

STILL THE ECHO, come nello stile della band senese è un album strumentale. Il post rock di cui Red Light Skyscraper si fanno indiscussi rappresentanti nel panorama musicale italiano e internazionale, si caratterizza per il rifiuto della forma “canzone,” non soltanto per la scelta di non apportare la voce nella maggior parte dei brani, ma proprio dalla struttura stessa del pezzo, il quale non vede il suo nucleo centrale nel ritornello.

La prima traccia Don london, si distingue per i toni pacati dove il basso crea carezze di suoni palpabili e il ritmo della batteria appare serrato, mentre chitarre distorte si inerpicano su vette irraggiungibili che come un turbine, raccolgono tutto quello che c’è intorno fino alla nota finale, in cui lo stridore della chitarra è ciò che rimane dell’impeto di una tempesta che ha travolto tutto il resto. Entra in scena allora Luke, che sembra risentire della furia scatenata dal pezzo precedente, la chitarra tentennante dell’incipit, verso il minuto 2.33, sembra rilasciare tutta la sua potenza travolgente, scalando ancora una volta verso inedite sonorità.

Il tradimento alla tradizionale struttura della canzone, appare più evidente nella terza traccia, dove tale struttura è gettata via dalle ribelli note di Yugen: il pianto accorato di chi si trova lontano da casa e riesce a tornarvi solo con la forza del pensiero, come nel ritrovare un carillon dimenticato in soffitta. Un oggetto all’apparenza insignificante, ma che accennando una semplice melodia, svela sonorità in noi recondite. Ed ecco che poi tutto precipita di nuovo: la malinconia prende il sopravvento, mentre gli assoli di chitarra si disperdono tra la bufera delle nostre sensazioni. In

I think of her like home, la nostalgia di casa sembra farsi disperazione e, se il carezzevole suono iniziale della chitarra, sembra trovare una voce simile ad una lingua sconosciuta alla Sigur Ros, l’aspettativa è stravolta proprio dall’assolo nel bel mezzo del pezzo. Il sussurrato di Necessary and sufficient condition lascia subito il posto ad una chitarra elettrica che raggiunge le più alte vette del cielo per dare eco al più acuto dei suoni. Questo brano risulta forse il più rappresentativo del titolo dell’album, in quanto si percepisce quasi un eco in sottofondo, che avanza progressivamente, proiettando nella mente l’immagine di una chitarra, le cui corde si sfaldano dalla furia con la quale la batteria scaraventa la potenza del suono.

Non a caso, la traccia successiva è Sleep on it (dormirci su), un pezzo che sembra impartire l’ascoltatore l’ordine di fermarsi un attimo a riflettere su quanto accaduto, su quelle poche parole sussurrate, su quella dose di musica senza limiti che non é mai sufficiente, ma sempre necessaria. E sleep on it risuona come un afflato di nostalgia, in cui l’ultimo minuto della traccia è susseguirsi di tutto quanto detto prima, una ritorsione di immagini, di emozioni lasciate prima in sospeso e che sembravano scomparse, ma che sono ancora lì, non del tutto represse. Nell’ultima traccia dell’album Wander, invece gli assoli di chitarra vagano per aggrovigliarsi con colpi di batteria che riproducono i momenti finali di uno spettacolo pirotecnico: quando gli ultimi fuochi d’artificio sono scagliati ancora più in alto, come le note che, succedendosi una dopo l’altra, raggiungono sonorità inimitabili.

Still the echo offre così all’ascoltatore un’esplorazione di territorio, in cui le strutture dilatate delle tracce travalicano ogni confine di sperimentazione e dove l’unica meta da raggiungere è un‘atmosfera suggestiva, la quale proprio come un eco, avvolge una musica senza tempo.

Sonia Bellin