Intervista a Dario Bruschi

– Ciao Dario ben ritrovato, puoi raccontarci come è nato questo brano?

Dopo essermi cimentato dal vivo per diversi anni in cover di brani italiani e internazionali, alla soglia dei 40 ho sentito che era arrivato il momento di raccogliere il mio bagaglio di esperienze personali e musicali e “dire la mia”. Tutto è partito dal testo che mi è arrivato tra le mani, scritto dalla mia amica di lunga data, Letizia Tassi, che non sa suonare nessuno strumento ma che ha l’innato dono di riuscire a tramutare in parole le sue fragilità e insicurezze.

 Riuscendo a esprimere concetti alti, aiutandosi con metafore e similitudini mai banali. Dopo esser stato contattato da Letizia ho capito che era arrivato il momento giusto.

Ho preso in mano la mia chitarra acustica e ho cominciato a mettere in musica e in metrica quei versi (grazie anche al pianoforte di Fabio Fantoni). 

Il pezzo culmina con un ritornello che è la sintesi stessa di tutto il concetto che Letizia ha voluto esprimere nel suo testo e io ho cercato di far risuonare forte e chiaro questo messaggio nell’ascoltatore, dando enfasi al fulcro del suo testo in un crescendo musicale dopo un inizio narrativo e quasi sussurrato.

2- La collaborazione con Letizia Tassi?

Letizia ed io continueremo a lavorare insieme.

Lei si è già tolta qualche soddisfazione ricevendo il giusto riconoscimento tramite un premio consegnato dal Maestro Mogol per un suo altro testo, dal titolo “Ostaggi”.

Io, invece, sto cercando a mia volta di trovare la “quadra” tra i testi che ho cominciato a scrivere dopo la prima canzone che ho musicato per Letizia. All’inizio ho vissuto con una specie di “timore reverenziale” il confronto coi suoi testi, ma a poco a poco ho trovato quasi “terapeutico” mettermi con carta e penna a buttare giù pensieri, frasi, concetti, strofe… e tutto è diventato straordinariamente naturale per me. 

Direi che sono state le sue parole scritte che hanno fatto cessare i miei indugi Dopo quel momento per me è stato più difficile comporre la musica adatta a questa o a quella strofa o ritornello piuttosto che buttare giù un pensiero o una frase scritta, quando la situazione lo richiede. Per questo porto sempre con me il mio blocco notes elettronico dove mi appunto i testi in qualsiasi momento della giornata.

3- Hai in cantiere un album?

L’album esiste già e ha già preso forma e vita (al momento solo in formato CD “fisico”). Il mio album è disponibile su ordinazione privata tramite la Lotus Music Production di Piermatteo Carattoni che sta seguendo la promozione del mio lavoro oppure contattandomi in privato attraverso i miei canali social (Facebook/Instagram) o via mail (per chi fosse interessato basterà inviare una mail con la richiesta di prenotazione all’indirizzo info@lotusmusic.it oppure alla mia mail privata dariobrus@yahoo.it ). La decisione di racchiudere il frutto del mio lavoro di due anni (ho scritto e composto in realtà più di 40 pezzi) in 10 canzoni è venuta soprattutto per mettere un “punto fermo” per poi ricominciare proprio da qui. Il mio percorso é in continuo divenire, in evoluzione e molto dipenderà dalla risposta che avrò dal mio primo lavoro. L’album (intitolato “Tra Alti e Bassi”) ha preso vita sotto forma di “concept album“.

Con questo lavoro desidero raccontare il mio personale percorso umano prima ancora che artistico. Per rendere il CD fisico un prodotto fruibile e gradevole anche al collezionista (prima ancora che all’ascoltatore) mi sono affidato, per la realizzazione della cover e del libretto, all’artista e disegnatore Ilias Rizzi.

Ilias ha realizzato una vera e propria “graphic novel” sulla base delle canzoni contenute nell’album, lasciandosi ispirare dalle mie parole e dalle note.

Sono  12 tavole di notevole fattura che rendono giustizia al lavoro fatto in sala d’incisione (svolto presso il Koan Studio di Firenze sotto la direzione artistica e arrangiamento di Emiliano Garofoli e il mixaggio di Francesco Foderà). Un team di lavoro ristretto  e con cui mi sono trovato in grande sintonia: amici prima ancora che tecnici audio e musicisti. 

Nell’album trovano spazio (oltre al brano “Un’altra cosa”) canzoni che parlano di me, sia “direttamente” sia usando il veicolo comunicativo “dell’altro”.

L’album è stato un vero e proprio “percorso”, anche “terapeutico”, per spogliarmi di scorie accumulate negli anni e permettere che da tutta quella cenere un seme di speranza possa trovare linfa vitale per gli anni a venire, come una rinascita.

4- Come stai promuovendo il tuo lavoro in questo particolare momento storico?

Sto cercando di fare tesoro degli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione per fare arrivare il messaggio delle mie canzoni al più ampio pubblico possibile: dopo la pubblicazione del primo singolo “Paradiso Inferno” sui digital store a inizio 2020, i brani “Essenza” e “Un’altra cosa” sono stati pubblicati sempre come singoli sui negozi digitali ma hanno iniziato a ricevere un certo seguito anche su YouTube e Spotify, senza tralasciare le radio internazionali per artisti indipendenti. Il mio obiettivo è proprio questo: far conoscere il mio album a poco a poco, singolo dopo singolo, per scoprire le mie carte un po’ alla volta e creare curiosità, per poi rilasciare i restanti e ultimi 5 brani sotto forma di EP sempre sui digital store, svelando definitivamente al pubblico il risultato di questa mia prima realizzazione. Per chi volesse invece ascoltarsi tutti brani in anteprima, c’è già l’album pronto in formato CD.

Oggi come oggi è difficile basarsi solo sul passaparola, specie se durante questa pandemia non è concesso farti conoscere grazie ai tuoi concerti. 

Sono sincero: il lavoro di promozione è davvero un capitolo a sé stante nella vita di un artista e lavorare da indipendente senza avere una “guida” può essere a volte frustrante e snervante. Per questo ho deciso di affidarmi ai consigli di gente più esperta di me.

Parlo innanzi tutto del messaggio contenuto nei testi che ho realizzato, prima ancora che di gratificazione economica: per me la priorità non è questa. Sapere invece che il mio messaggio è arrivato a qualcuno, anche solo indirettamente tramite la menzione “dell’amico di un amico” che ha sentito un mio pezzo e sapere che quello che ho composto ha lasciato qualcosa di buono, sarebbe la più alta soddisfazione.

5- Come vedi il futuro della musica post-covid-19?

Non sono una persona pessimista. Ma sarei banale se ti dicessi che “andrà tutto bene” e sarei retorico se aggiungessi che niente potrà fermare la musica In parte è vero cioè che si stanno aprendo molte opportunità per tutti: ma occhio al rischio burnout qualitativo. Se oggi fare musica anche tra le mura di casa è diventato molto facile e trasmettere in rete una propria creazione è veramente a portata di click soprattutto per i giovanissimi, una cosa è certa: la tecnologia continuerà a farla da padrona e sempre di più l’industria musicale spingerà per estremizzare metodi, modi e tecnica per produrre musica. L’importante è non far sì che ne subisca la qualità.

 Nel mare magnum dei social network e di internet occorre scavare con attenzione partendo dalla superficie per andare a scovare le perle, ma sarà sempre più difficile trovarle nel mezzo di questa “pandemia mediatica”.

 Non mi piacerebbe che in futuro i concerti fossero limitati allo streaming casalingo.

Terribile, oserei dire. Eppure non è uno scenario tanto fantascientifico. Esperimenti del genere sono già stati fatti con successo .

Ma dove andrebbero a finire la passione, il sudore, l’adrenalina, l’interscambio di vibrazioni? Se togliamo il contatto fisico e reale, l’empatia tra artista e pubblico non potrà mai essere sostituita da uno schermo.

La risposta l’avranno solo le future generazioni che non avranno vissuto quello che noi oggi ambiamo tanto tornare a fare: musica dal vivo nei locali, parchi, arene estive. 

Molte sale prova e d’incisione stanno già affrontando una sorta di fase di transizione in cui permettono concerti in live streaming dagli studi di registrazione facendo interagire il pubblico con dirette Facebook o Instagram: seppur io apprezzi l’iniziativa di questi gestori per cercare di tenere in vita l’attività degli addetti ai lavori in questi momenti difficili, spero e mi auguro che i tempi non facciano sì da virare definitivamente verso l’alienazione del contatto umano. Sarebbe la morte di quello che è il senso della musica.

6- Progetti futuri?

Artisticamente parlando, la giornata dovrebbe essere di 36 ore! Ovviamente cerco di ottimizzare il tempo e di concentrarmi su priorità ben definite dividendomi tra progetti a breve e a lunga scadenza: sotto il primo aspetto, continuerò un’attività di promozione on-line di questo mio primo lavoro di cantautorato fino alla metà del 2021.

Il mio intento è infatti quello di portare il mio album live in una versione acustica per voce, chitarra e percussioni insieme ai miei amici musicisti (Daniele Corsi e Tommaso Severi) con i quali, già prima del lockdown di marzo, abbiamo fondato The S.T.A.F. (il Semplice Trio Acustico Fiorentino). 

Sotto l’aspetto dei progetti a lunga scadenza, è già in fase di pianificazione il lavoro di incisione del mio secondo album. Su questo aspetto sto vagliando l’efficacia del materiale già inciso e quello ancora allo stato embrionale da sviluppare: a tal proposito sto cercando di vagliare le varie possibilità che ci sono in giro nel panorama musicale fiorentino prima di decidermi a indirizzarmi verso il giusto arrangiatore dei miei nuovi pezzi.

Sono umanamente e artisticamente legato al gruppo di lavoro che mi ha seguito fino ad ora e continuerò a lavorarci, ma devo allargare i miei orizzonti per i miei pezzi, al fine di trovare altre ispirazioni o sondare altre contaminazioni sonore. 

Il mio vero sogno nel cassetto è di far vedere la luce ad un progetto parallelo, cioè la realizzazione di un musical teatrale completamente originale di cui ho già depositato la stesura dei testi e in cui mi occuperò anche della supervisione dell’intera parte musicale, in collaborazione con lo sceneggiatore e regista Antimo Verrengia. Insomma, in estrema sintesi il mio motto è: finché ne hai, dacci dentro!

grazie mille e buona musica.