SIXTEEN Ipocondria

Domenico Lovicario, in arte Sixteen, classe ’95, è un rapper italiano nato e cresciuto ad Altamura. Accecato da rabbia e rancore, sentimenti evidenti nelle sue canzoni, spesso causati dalla difficoltà nel rapportarsi agli altri e dal tentativo di rivalsa, il cantante utilizza il rap come unico veicolo comunicativo davvero efficace.

Nel 2013, a soli 18 anni, pubblica il suo primo singolo, dal titolo ‘C’è Da Vivere’, in collaborazione con Dydo degli storici Huga Flame. Nel 2016 realizza il progetto ‘Ancora Mixtape’ e nello stesso anno nasce ‘Da Zero’. Nel 2017 arriva ‘TicTac’.

Dalla chiusura della sua ex etichetta discografica torinese nel 2017, ormai da tempo Sixteen è un artista indipendente. Dopo aver rilasciato numerosi freestyle sui suoi profili social e dopo aver eseguito diverse performance dal vivo, ora l’artista vuole avvicinarsi ad un bacino d’utenza più ampio, consolidando la propria identità artistica.  

È uscito il 29 marzo, giorno del suo 25° compleanno, il nuovo progetto, che si chiama ‘Ipocondria EP’ e contiene 7 tracce.

Frutto di sudore, stati d’animo e sentimenti, il lavoro ha come obiettivi principali trasmettere, emozionare, dare brividi e pelle d’oca. 

“Quando ho scritto questo disco l’ho fatto per me ma l’ho fatto anche pensando a far arrivare il mio messaggio al prossimo, nel miglior modo possibile. Credo che per quanto sia un disco sofferto, in molti riusciranno ad immedesimarsi nelle mie parole e questo mi dà tanta forza” dichiara l’artista.

Ogni traccia è diversa da un’altra, poiché ciascuna rappresenta una sfaccettatura differente dell’io dell’artista e tutte insieme racchiudono la sua intera vita. 

Le produzioni vanno dalla strumentale più trap a quella più rock, con riferimenti al pop, sino al classic rap.

Dalla traccia più tecnica a quella più sofferta, sino ad arrivare a quella più leggera, c’è però un filo conduttore che le college tutte ed è il tema principale della title track, ovvero l’ipocondria, la paura di avere paura, il terrore che paralizza. 

Il cantante confessa “Molte volte stringo i denti e lo sfrutto a mio favore, altre volte non riesco a reagire. In alcuni brani sarò incazzato, in altri sarò triste e depresso, in altri sarò forte e sicuro di me. Insomma, adoro questo disco perché è come se avessi dato al mondo un figlio. E’ mio, e mi rispecchia in ogni mio aspetto”.

La voce attacca il beat, con un’aggressività mista a paura, sconforto ed arrensione ma anche grinta e tanta voglia di rivalsa, frutto del vissuto difficile e turbolento dell’artista che ora esterna tutto questo, in una sorta di liberazione e purificazione.

La copertina dell’album ritrae Sixteen con le mani racchiuse l’una nell’altra ed appoggiate al mento, gli occhi socchiusi ed il corpo, tranne la testa e le mani, completamente avvolto da ghiaccio scintillante, mentre attorno a lui sta nevicando. L’immagine rappresenta la trasposizione degli umori dell’artista, imprigionato in un passato scomodo di cui, seppur a fatica, sta cercando di liberarsi. Questo emerge prepotente nei versi “Io non passo un altro inverno a morire dentro stando fermo”.

Il prodotto finale è stato mixato e masterizzato interamente da Fatmike (Michele Denora) nel SottoSuono Recording Studio ad Altamura, con importanti featuring nella realizzazione dell’album.

Sixteen tiene a fare un ringraziamento speciale ai genitori, che lo sostengono sempre ed al fratello Carlo, così lontano ma sempre così presente.

‘Ipocondria’ è il brano che un anno fa ha anticipato l’uscita dell’EP. 

Un testo dai toni forti, urlato da una voce che alterna momenti di rabbia, arrensione e voglia di combattere, tra un passato ostile ed un futuro da vivere. 

Il videoclip, che mostra una serie di situazioni dai differenti impatti emotivi, anticipa questa alternanza già nell’abbigliamento del protagonista, che indossa una felpa per metà bianca e per metà nera. 

Prima delle immagini, il video si apre con una frase d’impatto: “Le battaglie più grandi sono quelle che si combattono nella mente”.

‘Pilota automatico’ feat. Sir Spin tratta di un sentimento malsano, che porta dolore e sfugge al controllo del protagonista, nello scorrere frenetico di un tempo che non si vuole arrestare. 

La base segue questa corsa inarrestabile, placandosi dolcemente solo alla fine del brano, in un momento di consapevolezza assoluta.

‘Incastri’ feat. Bruno BuG & DJ FastCut affronta il tema delle difficoltà che hanno trovato i protagonisti nella loro vita anche artistica, cantando di rivalse e drammi. 

Il beat vecchio stile, con lo scratch finale,  riporta subito alla mente la vita di strada, con le sue difficoltà.

‘Sono diventato’ è lo sfogo di un artista che vuole emergere e per questo ha anche rinunciato all’amore ma nonostante gli sforzi, vede che i successi sono solo di arrivisti ed opportunisti e questo lo rende ‘stronzo’. 

La base vede momenti di protagonismo, come nel ritornello e momenti in cui quasi si defila, lasciando tutto lo spazio alle parole. 

Il video alterna gli scenari di un bosco, un lago ed un’officina, chiudendo con uno stupendo tramonto, sul quale si staglia il profilo scuro del cantante.

‘Neanche un maledetto difetto’ parla di una storia d’amore molto importante e purtroppo finita, che lascia tanta nostalgia ed ansia e che resterà per sempre nel cuore. Una vera dichiarazione d’amore, grezza, cruda ma che strappa il cuore. Con la consapevolezza che “l’amore non si supplica”, alla fine il protagonista lascia andare la donna amata. 

La base, che parte delicata, diviene sempre più incisiva, con un beat che si ripete, scandendo e sottolineando le parole del testo.

‘Non è così’ feat. Zero parla della voglia di cambiare, di non rimanere fermo ma creare, dire qualcosa che rimanga e farsi sentire perché “voglio colpire, mi devono sentire pure se dormono”. 

La base qui è più dolce e vivace rispetto alle altre tracce, a conferma di positività e voglia di fare, poiché “non puoi apprezzare la vita senza paura di morire, no che non può essere finita finché io ho qualcosa da dire”.

‘Logora’ è il brano di chiusura, il più introspettivo, riflessivo, toccante. Parole dette senza prendere fiato, un vomitare di stati d’animo, un parto ‘da panico’. “Cerco di volermi bene ma non posso, non ci riesco, mica non voglio e con la mano sul petto sopravvivo un altro giorno” confessa Sixteen. 

Parte con una melodia molto molto soft, accompagnata dal rumore della pioggia.

L’ultima strofa è “La rabbia mi si scontra, con la tristezza affonda e insieme a tutto il resto, il mondo che ho dentro straborda. Boom”, seguita da un lungo assolo finale strumentale da pelle d’oca, degno delle grandi rock band del passato. Non poteva esserci una chiusura più toccate di questa.

Davvero un ottimo lavoro per Sixteen, giovane dalla promettente carriera che, grazie alla musica, imparerà poco a poco a sostituire rabbia e negatività con gioia e soddisfazioni!